Mia nonna, verso la sua fine, chiese ai suoi figli se le avessero potuto comprare un computer.
Diana Athill ad ottantanove anni scrive un'autobiografia vivace e poco leziosa, al contrario: pragmatica, disincantata, intelligente.
("Peccare di sintesi era sempre meglio che peccare di prolissità.")
Editrice ai massimi livelli, londinese, senza figli e (quasi) senza rimpianti, mi è piaciuto leggere un libro che non proponesse alcun algoritmo per campar cent'anni.
Nota a piè pagina: il giardinaggio visto come un ciclo completo, delicato, che necessita cure e che si conquista.
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