giovedì, ottobre 25

mercoledì, ottobre 24

Signore, ve ne prego, non dedicate così tanto tempo alla predisposizione delle decorazioni natalizie: l'igiene personale è un investimento di gran lunga più lungimirante.


Espressamente dedicato a Luca V, nella speranza che mi rifaccia l'header.

martedì, ottobre 23

martedì, ottobre 16

Dedicato alla sinistra di ieri, di oggi e di domani e ai sedicenti rottamatori democratici (un ossimoro della nostra epoca)


Bologna Social Enclave


di Wu Ming Yi e Wu Ming Sì


C’erano più o meno un’ottantina di persone, in cima al Torrione Polivalente Occupato. Era la serata afosa di un 29 maggio, e stavo per assistere alla seconda (o la terza, non era chiaro) riunione della Bologna Social Enclave. 
La BSE raggruppava la sinistra sociale e l’associazionismo cittadino e s’occupava di preparare la scadenza del 20 luglio a Forte dei Marmi, dove si sarebbe svolto il summit congiunto di tre importanti organismi sovranazionali, il POL, l’EO6 e l’EENTA, responsabili di politiche che affamavano il sud del mondo e devastavano l’ambiente.
Da tutto il mondo, orde di militanti si preparavano a convergere su Forte dei Marmi, per assediare il vertice e bloccare gli infami negoziati. La mobilitazione aveva attirato l’attenzione dei media da quando Lucio Patavini, leader dei centri sociali, aveva minacciato di mettere a ferro e fuoco la ridente località tirrenica, dimostrando davanti alle telecamere che sapeva accendere il fuoco sfregando tra loro due legnetti.

La cosa mi aveva incuriosito.  Quel pomeriggio, avevo visitato il sito www.verkhersabwicklungteilnehmeren-ungluecklicherweise.org, e mi ero iscritto alla mailing list. Nel giro di dieci minuti mi erano arrivati venti messaggi! 
Tale Vanni Petrulli, della rete BOSTIC Italia, ricordava agli iscritti che quella sera, 29 maggio, ci sarebbe stata la seconda riunione della BSE, al TPO. Un certo Gino “Ansia” replicava che non era la seconda, bensì la terza. Petrulli gli rispondeva che la prima non andava contata, perché non c’era ancora il nome “Bologna Social Enclave”, quindi tecnicamente non era una riunione “della BSE”. Si inseriva tale Leonella, che si diceva d’accordo con Petrulli, ma aggiungeva che la riunione non era al TPO bensì al dipartimento di citologia. Petrulli replicava che non esisteva alcun dipartimento di citologia. Gino “Ansia” aggiungeva che, nondimeno, la citologia è una scienza interessante. Marco Branzino, “webmaster di verkhersabwicklungteilnehmeren-unglueclkichertweise.org”, segnalava che la citologia era off-topic. Tale Andreino Krumm chiedeva cosa mai fosse la citologia. 
Branzino rispondeva che di sicuro esisteva una lista dedicata alla citologia, e che non era quello l’ambito. Interveniva un certo Antenore: “Branzino, ammettilo che non sai cos’è la citologia!”. Leonella s’inseriva dicendo che, poiché la riunione sarebbe stata al dipartimento di citologia, sicuramente Krumm avrebbe trovato qualcuno a cui chiedere informazioni. Petrulli, palesemente alterato, ribadiva che la riunione NON era al dipartimento di citologia, bensì al TPO! Gino “Ansia” seminava un dubbio: “OK, ma siamo sicuri che è proprio stasera? Non è domani sera?”. Petrulli rispondeva che no, era proprio stasera, 29 maggio, non potevano esserci dubbi. Andreino Krumm: “Guarda che oggi è il 30 maggio!”. Petrulli: “Ti sbagli di grosso, oggi è il 29!”. Krumm: “Ti dico che è il 30, c’ho sottomano il giornale di oggi, e c’è scritto 30 maggio!”. Petrulli: “Ma di quale anno?”. Krumm: “Ooooops!”.Petrulli tagliava la testa al toro: “Stasera, 29 maggio, al TPO, e non voglio sentire storie!”.

Su un banchetto c’era una pila di fogli A4, un documento divulgativo sulla mondializzazione. Poiché ero un profano, e la riunione tardava a iniziare, decisi di farmi un’infarinatura. Vidi che i curatori del documento erano la rete BOSTIC Italia e la Rete dei Puffi, in collaborazione con la Rete per i Diritti della Specie Umana, la Rete degli Antagonismi Globali di Calderara di Reno, la rete “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise!” e, infine, la rete “Le Donne e il Negro” (?).  
Appresi che il POL stava discutendo il testo di un accordo multilaterale, il MACC, che prevedeva la privatizzazione di settori tradizionalmente pubblici, come l’atmosfera terrestre, i pronomi e la fascia d’asteroidi tra Marte e Giove. L’EO6, invece, si occupava di tutela degli investimenti delle imprese, e proponeva un trattato, l’ECK, che avrebbe permesso alle imprese di querelare le famiglie dei dipendenti morti sul lavoro, per farsi risarcire gli eventuali danni e rallentamenti della produzione. Infine, l’EENTA stava per presentare il testo dell’accordo AAZ, il cui fine era rimuovere gli ostacoli legislativi alla sperimentazione di tecnologie militari sulle popolazioni africane. 

Finalmente venne dato il segnale. Si cominciava.
L’intervento introduttivo lo fece un giovanotto in canottiera che mi dissero chiamarsi Jean-Mirco. Aveva un pesante accento veneto: - Fratelli e sorelle, cominciamo la seconda riunione della Bologna Social Enclave…
- E’ la terza! – disse una voce.
- E’ la seconda! Due settimane fa non ci chiamavamo ancora BSE! – disse seccamente un signore alto, brizzolato e occhialuto. Seguì un istante di imbarazzato silenzio.
- Chi è quello? – chiesi a un astante.
-  Vanni Petrulli, il fondatore della rete BOSTIC Italia.
Jean-Mirco riprese: - Stasera ci sono da discutere molte cose, noi del TPO ci teniamo a fare chiarezza su molti punti, perché negli ultimi giorni si sono dette delle cose infondate su come si è decisa la scadenza del 2 giugno, e anche sull’assemblea del 5, quindi, dio can!, vogliamo precisare che non intendiamo sobbarcarci tutto il logistico, perché come struttura anche noi abbiamo parecchie scadenze: c’è l’assemblea a Gambettola del 10 giugno, poi c’è l’azione davanti alla Prefettura l’11, e la sera del 12 l’iniziativa al quartiere S. Egidio, però qui va chiarito bene, dio can!, che se non ci mettiamo d’accordo sui contenuti delle iniziative del 2 e del 5, allora possiamo anche chiudere baracca e burattini, perché a Forte dei Marmi rischiamo di arrivarci deboli, senza essere riusciti a coinvolgere i soggetti sociali, allora dobbiamo approfittare di queste scadenze…
- Scusa se ti interrompo, - fece un omone pelato - ma l’azione davanti alla Prefettura non è il 10?
- No, Cordigliera, non cominciamo subito a incasinare le date, sennò non capiamo più un cazzo, dio can! La Prefettura è l’11, il 10 siamo a Gambettola!
- Ma cos’è che c’è a Gambettola, scusate? – chiese un altro pelato, con accento bolognese e pizzetto alla Lenin.
- A Gambettola c’è la quarta assemblea della BSE…
- La terza. – corresse Petrulli.
- La terza assemblea della BSE, al centro anziani del paese.
- Il centro anziani? – ripetè l’altro – ma chi l’ha decisa ‘sta cosa?
- Siamo stati noi della Rete degli Antagonismi Globali di Calderara di Reno – fece Cordigliera – nell’ambito della nostra proposta di assemblee itineranti…
- Ma quando è stata discussa questa proposta? Io non mi ricordo niente del genere!
- E’ stata discussa nel gruppo tecnico.
- E cos’è il gruppo tecnico?
- Ti sei appena svegliato, Collebrezza? E’ l’ambito ristretto in cui si discute delle modalità, di come devono svolgersi le assemblee. Si è deciso di crearlo per poter parlare in pace del logistico e dei contenuti.
- Ma chi lo ha deciso, scusa? – fece Collebrezza.
- Se ne è parlato alla scorsa assemblea. Forse eri già andato via. – si inserì un tizio riccioluto con la T-shirt del Subgenerale Mircos. L’astante mi disse che si chiamava Mimmo, ed era un leader del TPO. 
- Ma se sono andato via alle tre di notte e qui eravate rimasti in quattro!
- Appunto, noi quattro…
- Scusate, io mi associo alla perplessità del compagno Collebrezza: la creazione di un qualsivoglia ambito ristretto non può in nessun caso essere decisa da un ambito ancora più ristretto! – fece un barbudo magro come un chiodo, braghe zozze e ciabatte infradito. 
- Compagni, mozione d’ordine! Questi aspetti tecnici devono restare separati dal logistico, sennò non capiamo più niente! – disse Petrulli.
- Ma chi l’ha deciso che devono restare separati dal logistico? – chiese Cordigliera.
- Ma che cazzo dici? L’hai proposto tu l’ambito ristretto! – gli rispose Jean-Mirco.
- Vogliamo proseguire sì o no? Bisogna parlare delle scadenze del 2 e del 5! – disse Petrulli.
- A questo proposito… - attaccò un tale dai capelli bianchi. Tutti sbuffarono, mentre lui si lanciava in uno spericolato intervento sul senso della democrazia, citando l’Abbé Pierre, Tocqueville, Condorcet, Martin Luther King, il compianto sindaco Dozza e i 4 + 4 di Nora Orlandi.
- Chi è quello? – chiesi al solito astante.
- Quello è Gino “Ansia”. Quando parte, non lo ferma più nessuno.
- Scusa, Gino, ma ai contenuti ci arriviamo dopo, adesso c’è il logistico! – interruppe Mimmo.
- Ma io non sto parlando dei contenuti, è una questione tecnica, procedurale! Infatti…
- Le questioni tecniche vanno discusse nell’ambito ristretto! – disse Cordigliera.
- Io ribadisco che non sono d’accordo, e comunque eravamo alla questione di Gambettola! Perché proprio un centro anziani?
- Questa cosa, - s’incuneò un tale coi dreadlocks – era legata alla questione delle assemblee itineranti. La riassumo: noi della Rete degli Antagonismi Globali di Calderara di Reno abbiamo proposto che le assemblee della BSE fossero itineranti.
- Sarebbe un riassunto, questo qui? Spiega cosa intendi per “itineranti”!
- Che itinerano, cioè che vengono fatte in luoghi più aperti di questo o del dipartimento di citologia…
- Ma da dove viene fuori ‘sta storia del dipartimento di citologia? La vogliamo finire?! – s’inalberò Petrulli.
- Ma in luoghi più aperti in che senso? Che invitiamo la cittadinanza e gli spieghiamo il senso delle prossime scadenze? – chiese il barbudo con le infradito 
- Noooo, quello sarebbe perdente, - rispose Cordigliera – no, semplicemente noi andiamo in un posto che non c’entra un cazzo e ci facciamo la nostra riunione.
- Ah, questo invece sarebbe vincente? Complimenti! E in quanti vi siete messi per pensarla, questa genialata? – intervenne un tipo basso dalle spalle larghe.
- Senti bene, Krumm, noi siamo stanchi di vedere le solite facce, l’obiettivo è che qui una sera entrino una sessantina di vecchietti e capiscano quello che stiamo dicendo!
-  Ma perché proprio a Gambettola l’11 giugno? – chiese Collebrezza.
- Gambettola è il 10! L’11 c’è la storia davanti alla Prefettura! – precisò Jean-Mirco.
- Va bene, ma perché Gambettola? Se l’obiettivo è trovare dei vecchietti, di centri anziani ce n’è anche a Bologna!
- Compagni, qui dobbiamo parlare delle scadenze più ravvicinate! – strillò Petrulli - Che cazzo andiamo a fare in piazza il 2? Noi di BOSTIC proponiamo di incatenarci, imbavagliarci e… 
- Ma facciamo in tempo a organizzare qualcosa di efficace? Oggi è già il 30! – disse qualcuno.
- Oggi è il 29! – gli risposero da più parti.
- Eppure ho letto l’e-mail di Andreino…
- Andreino ha ammesso di avere sbagliato anno! – disse Petrulli.
- Ah sì? E’ una cosa possibile?
- Compagni, per favore…
- Io protesto contro questo linguaggio sessista! – proruppe una voce femminile – Qui si dice sempre “compagni”, “vecchietti”, tutto declinato al maschile!
- Non si dice “coniugato al maschile”? – chiese qualcuno. 
- No, si coniugano i verbi, si declinano i sostantivi. – rispose un altro.
- Compagni, a me sembra di sognare! Ma di che cazzo stiamo parlando? – si lamentò Petrulli.
- E dagli coi “compagni”! Dove va a finire la soggettività femminile?
- Guarda, Leonella, che abbiamo detto un sacco di parole di genere femminile: “la BSE”, “la prefettura”, “la cittadinanza”…
- Noi de “Le Donne e il Negro” rifiutiamo quella parola!
- Quale, “prefettura”?
- No, “cittadinanza”! E’ un concetto giacobino, e i giacobini tagliavano la testa alle donne!
- Vabbè, anche agli uomini!
- E’ diverso! Quelli sono affari vostri, tutti interni al mondo dei maschi, ma quando avete tagliato la testa a Maria Antonietta…
- “Avete” chi? Non generalizziamo, per favore. A parte che io, all’epoca ero appena nato, se va bene!
- ‘Gnurent, sa dit?
- Fratelli e sorelle, mozione d’ordine: qui si divaga, e la discussione si ingarbuglia. Propongo dieci minuti di pausa, sennò davvero possiamo chiudere baracca e burattini. Al termine della pausa parleremo di come riempire di senso le scadenze del 2 e del 5.
A tagliare il nodo gordiano era stato Ulderico Marmellone, fascinoso pugliese ben noto in città per le sue appassionanti megafonate a cortei e sit-in.

Durante la pausa, mentre mi aggiravo tramortito dal vortice di cazzate, orecchiai conversazioni a mezza voce e in qualche modo ricostruii il background, la geografia degli scazzi storici tra i gruppi, i cui effetti perduravano. Nel TPO erano confluiti due collettivi: i Tanti Aitanti Teatranti e il collettivo “Ferdinandea”, più alcuni cani sciolti. Quest’ultimo gruppo era in scazzo con alcuni dirimpettai anarchici, alcuni dei quali erano poi confluiti nella Rete per i Diritti della Specie Umana, ma solo quelli che non avevano obiezioni nei confronti del giusnaturalismo e potevano chiudere un occhio sulla parola “diritti”. La frangia più estrema e anti-giuridica, quella dei cosiddetti “Pitecantropi”, era in scazzo coi Teatranti da quando avevano tentato di sfondare a un loro spettacolo ed erano stati malmenati. In seguito, durante la mobilitazione contro il convegno dell’OXE a Bologna, i Pitecantropi avevano bersagliato di sanpietrini il corteo organizzato dalla rete “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise!”, e avevano scritto su tutti i muri “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise! Siete dei rotti in culo!”. La rete “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise!” si era lamentata della scarsa solidarietà espressa dal TPO in quell’occasione. L’ala dura del TPO aveva replicato che era colpa di moderati come la rete “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise!” se non si era applicata la Soluzione Finale al problema dei Pitecantropi, cioè andarli a prendere nei loro letti e buttarli al fiume coi piedi in blocchi di cemento. L’ala soft del TPO aveva preso le distanze, scrivendo in un volantino che non tutti i Pitecantropi erano degli stronzi, e che di fronte a provvedimenti repressivi come i fogli di via bisognava esprimere loro solidarietà. Purtroppo il fatto che il volantino fosse firmato “Ala soft del TPO” ne aveva in qualche modo minato la credibilità. In seguito i Pitecantropi se l’erano presa con Velio Collebrezza, consigliere comunale di estrema sinistra, scrivendo sui muri “Collebrezza! Sei un rotto in culo!”. Nel frattempo una scheggia dell’ex-Tautologia Operaia, il Collettivo Deuteragonista guidato dai celeberrimi Pippuccio e Ruggeriello, si era messa in combutta coi Pitecantropi per rompere i coglioni durante la mobilitazione anti-OXE, cosa che aveva spinto alcuni loro alleati storici a prendere le distanze, fondare la Rete degli Antagonismi Globali di Calderara di Reno e allearsi con la rete “Verkhersabwicklungteilnehmeren, Ungluecklicherweise!”. Ad accomunarli era soprattutto il sospetto per il percorso intrapreso dal TPO, che faceva riferimento ai centri sociali della “Carta di Merano” e all’esercito dei Grembiuli Puliti, tutti nomi che avevo sentito di sfuggita al telegiornale, senza mai approfondire. In vista di Forte dei Marmi, tutti costoro si erano federati nella Bologna Social Enclave, sforzandosi di lavorare insieme, ma era difficile scordare il passato. 

Jean-Mirco cacciò un urlo: - Oh! Dài che si ricomincia, che qui sennò facciamo mattina!
La gente si riposizionò sulle sedie e Jean-Mirco riprese i fili del discorso.
- Allora, dio can!, cerchiamo di andare per gradi! Punto uno: che cazzo facciamo il 2? Punto due: che cazzo facciamo il 5?
Petrulli, che per l’esasperazione si era trasformato nel maggiordomo della famiglia Addams, disse: - Per quanto riguarda il 2, visto che si tratta di un’iniziativa internazionale sulla libertà di circolazione, io propongo di incatenarci e imbavagliarci e andare in giro per la città...
- Secondo me dovremmo essere anche nudi – intervenne Gino “Ansia” – a significare che non portiamo armi e non vogliamo far del male a nessuno. No, perché, insomma, viste le polemiche suscitate dal gesto di Lucio Patavini in mondovisione...
- Giusto! E dovremmo anche riportare il fuoco a una dimensione meno bellicosa e più domestica, innocua, significativa. Propongo che portiamo una candela in mano, a ricordare tutti gli immigrati clandestini che muoiono cercando di entrare in Europa...
- Anche questa non è male come idea. Però se siamo nudi, ci arrestano subito per oltraggio al pudore... – aggiunse un tizio brizzolato con gli occhiali.
- Ci copriremo le pudenda con dei cartelli che invitano ad andare tutti a Forte dei Marmi! – suggerì Gino “Ansia” con vigore.
- Cioè, fammi capire, - intervenne Collebrezza – e secondo te coprendoti il culo con un invito a Forte dei Marmi invoglierai molta gente a seguirti?
- Ma io mica posso venirci a Forte dei Marmi, c’ho gli esami! – si giustificò Gino.
- Ma, scusate, non si era detto che avremmo portato una copia a testa dell’Appello ai Popoli d’Eurasia scritto da Cu Mminchia.
- Certo. In una mano avremo l’Appello, che distribuiremo alla gente mentre uno dei Teatranti Aitanti lo leggerà ad alta voce, e nell’altra porteremo la fotocopia della carta d’identità, che poi bruceremo.
- Scusate, ma non mi tornano i conti. E la candela?
- Ah, già, la candela...
- Potremmo legarcela sulla testa!
- Buona idea!
Intervenne quella che chiamavano Leonella: - Quindi per la storia vergognosa di Zolla Fangosa non avete intenzione di fare niente! 
Chiesi al tizio che mi sedeva di fianco a cosa si riferisse. Mi spiegò che il sindaco di centro-sinistra del comune di Zolla Fangosa aveva concesso al pasdaran anti-abortista Don Bronza di presenziare a ogni raschiamento recitando il rosario, e di conservare i feti in formalina per tumularli poi collettivamente in un cimitero di guerra.
- Cazzo, ci eravamo dimenticati di Zolla Fangosa!
- Che ne dite di un cartello con su scritto: “Don Bronza sei un puzzone”
- Ma no ci vuole una cosa più elegante, più efficace...
- Okay, sentite questa: “Don Bronza, fatti i cazzi tuoi!”, eh?
Leonella commentò inorridita: - Oltre che sessisti, siete anche dei rozzi...
Petrulli cercò di riportare ordine nella discussione: - Scusate, di cosa scrivere sul cartello possiamo discutere dopo. Ricapitoliamo: il 2 andremo davanti alla Prefettura...
- Ma il 2 è la festa della Repubblica, la Prefettura è chiusa – disse una voce dal fondo.
- E che ce ne frega! E’ un’azione simbolica! – rispose stizzito Petrulli, e riprese – Saremo nudi, incatenati e imbavagliati, con una candela in testa, in una mano avremo l’Appello di Cu Mminchia, nell’altra un cartello o un manifesto sull’autodeterminazione della donna.
- E come la prenderanno i vecchietti? – chiese Cordigliera, con l’aria saccente.
- Che c’entrano i vecchietti, mica andiamo nudi al centro anziani di S. Egidio!
- Ma non era a Gambettola il centro anziani? – chiese Collebrezza.
- Sì, ma ce n’è uno anche a S. Egidio e dovremo pur andare anche là, il giorno dopo.
- Come il giorno dopo? Vuoi dire il 12?
- Il 12, il giorno prima non c’è la seconda iniziativa davanti alla Prefettura?
- Cioè l’11.
- Esatto, Gambettola è il 10, lo volete capire o no, dio can!?. – sottolineò Jean-Mirco, al limite dell’esasperazione.
- Qualcuno ha pensato a cosa dire ai vecchietti? – chiese Branzino, il webmaster.
- Non dobbiamo mica dirgli niente. Entriamo nel centro anziani e facciamo un’assemblea normale, come questa, cercando di interessarli a quello che succederà a Forte dei Marmi.
- Cioè, fammi capire, tu vorresti buttarti in mezzo a duecento vecchi che giocano a briscola e metterti a parlare del logistico?
- Ma no, cazzo! Del logistico parliamo nell’ambito ristretto, coi vecchietti parliamo dei contenuti, eccheccazzo!
- E’ così che l’intendevo anch’io, infatti, volevo che fosse chiaro.
Learch-Petrulli intervenne: - Passiamo alla scadenza del 5, per favore.
Silenzio. Facce che si guardano. Mi chiesi quale fosse il motivo di quell’imbarazzo.
Poi uno, il più coraggioso, chiese: - Cosa c’è il 5?
Colpi di tosse artificiale, finché Jean-Mirco non tolse tutti dalle peste: - C’è l’assemblea cittadina su Forte dei Marmi, porcodio!
Le facce si distesero. 
- Viene uno della Forte dei Marmi Social Enclave, a parlare di come si stanno organizzando laggiù.
- Secondo me dovremmo riuscire a portarci almeno sessanta vecchietti.
- Ma dove si fa questa assemblea, in via Baggiani?
- Certo.
- Ma in via Baggiani non c’è il cesso, i vecchietti che hanno problemi di incontinenza come fanno...?
- Ma il 5 giugno, via Baggiani non dovrebbe già essere stato sgomberato?
- Proprio per questo si pensava di fare lì l’assemblea...
- Scusate, io non capisco più niente: state parlando dell’assemblea cittadina o di quella coi vecchietti?
A questo punto Vanni Petrulli, l’aria sempre più stravolta, si mise a girare chiedendo se qualcuno aveva un laccio emostatico
Poi dal Torrione Polivalente Occupato uscì un tizio in camice bianco che battendo le mani disse ad alta voce: - Okay, ragazzi, è ora di andare a dormire, tutti in camerata che dobbiamo spegnere le luci.
- Ma... e il logistico?
- E il manifesto? Non abbiamo deciso niente per il manifesto...
- E i vecchietti?
- E il camion per le assemblee itineranti? Qualcuno ha la patente C?
- Io! Io ce l’ho!
Il medico si avvicinò a quello che aveva parlato: - Lo sai che te l’hanno ritirata la patente, non puoi più guidare... Coraggio, su, non fatevi tirare.
L’assemblea si scompose, ognuno raccolse la sua sedia e rientrò nel TPO con l’aria mesta. 
Mi avvicinai al tizio col camice: - Scusi, ma...
- Non adesso, non adesso, per piacere... – disse quello con l’aria sbrigativa e corse ad aiutare due infermieri che stavano sollevando a forza Gino “Ansia” con tutta la sedia.
Mentre lo portavano via lo sentii citare Montesquieu, Gesù Cristo e Daniel Cohn Bendit. Rideva da solo, mentre cercava di convincere i due energumeni: - Ma voi ci andate a Forte dei Marmi?  Perché io non posso andarci, ho gli esami a scuola. Credo che dovremmo pensare a un’iniziativa anche per chi non potrà esserci... Ad esempio potremmo allestire una piscina gonfiabile, avete presente?, di quelle che si montano in giardino, la riempiamo di letame e poi in costume da bagno...

Quando furono rientrati tutti, mi ritrovai da solo nello spiazzo davanti alla clinica. 
Dovevo avere un’espressione particolarmente ebete, perché i tre vecchietti che fecero capolino da dietro il cancello mi urlarono: - Di ben su, ‘sa fet? Guardi passare i treni!?
Poi li sentii allontanarsi sghignazzando in direzione del circolo ricreativo per anziani dall’altra parte della strada.

No ©, 30-31 maggio 2001. Qualunque riferimenti ad assemblee effettivamente svoltesi è del tutto voluto.