mercoledì, ottobre 21

Isabella on her toes, Nan Goldin, 2003



La Versilia profuma di ricchezze effimere e piaceri proibiti.

Di crema solare, sabbia rovente e salsedine.

Di ricordi.


Quando l’ora d’oro stava per scattare i più si ritiravano e noi ci avvicinavamo alla battigia, eravamo i padroni della spiaggia.

Le nostre ombre diventavano giganti che restavano con noi a godersi quelle serate infinite.


La sabbia era calda e accogliente, vi immergevo i piedi per assaporare il tepore residuo di una giornata felice.

In quel punto le conchiglie erano di tutte le forme e dimensioni, ma io avevo smesso di raccoglierle, mi ero abituata alla loro bellezza.


È su quella spiaggia che il papà mi ha insegnato a tuffarmi tra le onde.


Anche quando erano più alte di me e gli altri bambini stavano a giocare con la sabbia, al sicuro.

Se un’onda ti travolge basta non agitarsi e assecondarne il moto per riemergere.

Poi, quando arrivi abbastanza al largo, le onde diventano docili, puoi saltarle come si salta la corda o fare il morto.

In pochi osavano entrare in acqua e noi li vedevamo tutti da lontano.

Stavamo in mezzo al mare per ore intere.

Solo io e il papà sapevamo domare le onde. 


È il nostro segreto.

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