venerdì, settembre 24

Said Sayrafiezadeh, David Sedaris, Jonathan Safran Foer.

Vorrei spendere due righe per parlare di tre nomi che mi sono venuti in mente ad emblema di una scrittura estremamente brillante ma anche fastidiosissima.

Il punto di partenza sono questi personaggi, che si vendono come discendenti dall'incrocio delle minoranze più emarginate della gamma.
(Vedi Sayrafiezadeh, nato da padre iraniano e madre americana, entrambi membri del Partito dei Lavoratori Socialisti, per intenderci.)
Spronati dalla loro condizione di nerd senza via di scampo, ecco che sviluppano l'intelligenza e il cinismo tipico della preda, così come, se mi è concesso il paragone, certi piccoli anfibi, con il passare degli anni e dei predatori, hanno avuto la fortuna di sviluppare i polmoni oltre alle branchie in dotazione.
Ebbene, questi libri sono l'uno la brutta copia dell'altro. Non capisco da quando le piccole classi emarginate dalla società hanno potuto pensare di essere diventate, pur nell'appartenenza ad una nicchia, un'eccezione davvero.
Lo humor da sono il più intelligente della classe, ma non posso essere capito; la mamma promuove cause perse e non si sa se ci è o ci fa; ho 35 anni e sono ancora succube degli ideali di mio padre; i miei vicini mi emarginano perchè convivo con il mio compagno e la nostra scimmietta sono topòi letterari dell'epoca contemporanea, nulla di più.
Preferisco, quantomeno, l'alternanza: i belli che soffrono non saranno per forza meglio dei perdenti che cercano di avere il loro spazio nella società, ma almeno sono belli.

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